**Titolo: Autore: tracking.exposed** Prima del Covid19, il concetto di *dato personale* si associava istintivamente soltanto a un proprio segreto, un'informazione astratta, privata, sensibile solo per noi, probabilmente insignificante anche se fosse stata sottratta da uno sconosciuto dall’altra parte del mondo. Ci concentravamo solamente sui i dati molto sensibili, soprattutto quelli prodotti da noi come le nostre foto, i nostri post, etc. Adesso, invece, il dibattito mainstream ha cambiato direzione, spostandosi su dati che prima a malapena tenevamo in considerazione: - le informazioni di cella (dati che i provider telefonici hanno sempre avuto, che la legge italiana ha cercato di far utilizzare nel modo sempre più lasco possibile) - i dati di wifi (che sono stati utilizzati da Google ed altri monopolisti per migliorare i dati del GPS) - i dati bluetooth, di cui si sta parlando per la maggiore. Che questi dati siano stati discussi nel dibattito pubblico come *dati personali* è già una cosa positiva. Purtroppo, questo non significa che siano protetti al meglio, sappiamo quanto sia difficile anonimizzare informazioni che vengono lasciate in modo automatico dai dispositivi, ma quantomeno, sono stati discussi a livello pubblico degli elementi fino a poco fa sconosciuti ai più. Quello che noi abbiamo fatto con gli esperimenti collettivi di tracking.exposed su YouTube e Pornhub è stato di creare una modalità per confrontare come dati personali e strutturali, come il tipo di wifi, la geolocalizzaizone, ma anche le preferenze individuali verso certi tipi di video, siano dati utilizzati per modificare il nostro ambiente virtuale e le sembianze della piattaforma che utilizziamo. Confrontando le esperienze personalizzate di utenti diversi ci siamo resi conto di come, anche gurdando lo stesso video, due persone possano trovarsi in una piattaforma totalmente diversa da qualla di un altro utente, tanto da sembrare un'altra. Inoltre sappiamo come queste differenze nel tipo di video suggeriti per esempio, possano poi modificare la percezione del mondo di persone che si informano sempre di più, sopratutto adesso, su queste piattaforme. Questi luoghi digitali, non pensati per informare, ma per vendere pubblicità, strategie di marketing e spazi pubblicitari nelle nostre vite, risultano talmente inquinati che si parla addirittura di infotainment e infollution. **Se adesso questo tipo di dati generati automaticamente sono al centro della discussione pubblica, purtroppo, il dibatto che vi si è generato intorno è problematico e tutt'altro che rivoluzionario.** Prima l'utente medio non dava rilevanza a questi fenomeni, ora li immagina come la soluzione a problemi gravissimi quali la pandemia di Covid19. Prima non ci rendavamo conto che queste informazioni personali venivano usate per costruire il mondo virtuale, nel quale essere controllati era un problema. Ora abbiamo introiettato talmente tanto la necessità di essere sorvegliati che vogliamo spontaneamente dare questi dati a terzi affinchè sia possibile controllarci. Lo scenario in Cina, in cui un app, tramite il controllo dei dati prodotti dai nostri dispositivi, è in grado di decidere chi può accedere in alcune parti della città ed alcuni servizi, è la naturale trasformazione della stessa strategia usata dalle piattaforme commerciali. **Ci battiamo per creare un mondo in cui le persone abbiano le competenze tecniche per sfruttare gli strumenti tecnologici in modo intelligente e non un mondo in cui invece le persone sono sfruttate da algoritmi *intelligenti* nella logica del profitto.** Bisogna scardinare l'idea per cui ogni soggetto è un potenziale infetto che deve essere sorvegliato e giudato affinchè non compia azioni sbagliate, in favore di un soggetto che può essere messo nelle condizioni di imparare avere lui controllo sulla sua vita. Questa una nostra riflessione di gruppo per Lost, per altre informazioni sul progetto andate su tracking.exposed!